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IPPICA: LA RABBIA DI GUIDO MELZI D’ERIL: "DOBBIAMO PRIVATIZZARE"

Guido Melzi d'Eril legge e rilegge il decreto che, quatto quatto, il ministro Catania ha firmato il 31 gennaio scorso, a due passi dalla conclusione del proprio inquietante mandato.


Si tratta di un documento che condiziona la politica ippica per i prossimi 3 anni, limitandone gravemente i contenuti economici. E' un vero e proprio atto di dimensionamento politico e strutturale.


E Guido Meldi 'Eril, presidente della Federippodromi, esplode di rabbia, perché ha creduto sino all'ultimo che fosse possibile ragionare con persone ragionevoli e trovare percorsi ragionati, per consentire all'ippica italiana di camminare, con coerenza.


Ma … sentiamo Melzi e la sua mal contenuta inquietudine: "Il decreto non è regolamentare. Non ha cioè bisogno di approvazioni di sorta se non la benedizione della Corte dei Conti. E' in sintesi esecutivo e va letto inesorabilmente come il programma, chiaro e netto e limitante, dei prossimi 3 anni per l'ippica italiana. Il ministro Catania dice che lascia il pulsante dell'operatività al prossimo governo, ma mente perché nel frattempo mette una pietra tombale sulla vicenda d'intesa con il MEF. Il percorso è stato ovviamente elaborato da Ruffo che, non da oggi, ha ampiamente dimostrato con le sue reiterate e abituali bugie di non essere uno dei nostri. Chi non è con noi, è per antonomasia un nostro nemico giurato e prima sparisce e meglio è.

Con il decreto paghiamo con i nostri soldi il debito creato dal ministro Romano nella totale e colpevole acquiescenza di Varrone e di Ruffo, e successivamente di Catania. Ergo, 100 milioni ci saranno sottratti nei prossimi tre anni. Ringraziamo con l'occasione il signor Varrone che ha benedetto e poi sepolto l’ASSI senza batter ciglio e senza dare alcuna spiegazione di sorta. Apprezzata la sua conferenza all'atto dell'insediamento e il suo saluto ed augurio finale al settore con una festa grande in occasione delle sue frequenti visite agli ippodromi (capita l'ironia?).

Tornando al decreto per fortuna vengono riconosciuti i crediti di proprietari, allevatori e Società di corse. Non sarà però possibile cambiare le date fissate per l'erogazione dei soldi del 2012 e anni seguenti. Non è prevista nessuna economia nella gestione del baraccone che nel frattempo diventa un bonsai. Di sfuggita si salutano gli ippodromi di Milano, Roma, Napoli, Padova, Ravenna Montecatini, Livorno e quanti altri dovranno abbandonare.

Si trascura di consigliare ai consumatori le fettina di carne di cavallo che saranno poste sul mercato a prezzo conveniente.

Per il lavoro di migliaia di persone non c'è alcun posto nel decreto, tanto si sa che gli italiani sono abituati, da sempre, ad arrangiarsi. Una minima riflessione sul perchè l'ippica va a gonfie vele nei paesi, confinanti e non, con l'Italia non è necessaria perchè noi daremo in TV e nei punti vendita le corse virtuali ed i campi esteri, che costano di meno. L'unica prospettiva per chi ha sale in zucca è ora attivarsi senza divisioni e steccati che ci hanno accompagnato fin qui, per la costituzione di un'entità che attraverso la privatizzazione ci renda liberi di determinare il nostro futuro. 

Abbandoniamo alla svelta l'UNIRE, l'ASSI, il MIPAAF che ci hanno portato ad essere l'ultima vera isola del consociativismo rosso. Proviamo per una volta a coniugare l'impresa con gli imprenditori, ad affrontare le sfide del mercato come gli italiani hanno sempre saputo fare. Una nuova entità – e cioè l'unica soluzione prevista dal decreto fiscale – favorirà provvedimenti e indirizzi utili a superare anche rapidamente i terribili vincoli del decreto.

Piaccia o non piaccia, la realtà è questa alla faccia dei tanti pifferai di Hamelin, che hanno suonato a modo loro in questi decenni"

Ufficio Stampa HippoGroup Torinese


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